giovedì 5 dicembre 2019

Capitolo 3 – LA FRUSTA -



Michela, devota schiava, aspettava a pecora quel colpo, che Paolo, padrone e amante premuroso, non riusciva a sferrare.
Michela nell'attesa girò leggermente la testa per cercare di capire cosa stesse facendo il suo master in quei momenti che sembravano eterni, notò subito lo sguardo basso e titubante del suo padrone.
Allora fece l’unica cosa che le venne in mente e provocò il suo master:” Padrone, sono stata cattiva, non merito la tua pietà.” A queste parole lo sguardo di Paolo si fece deciso sollevò il braccio sopra la sua nuca e sferrò la prima frustata premendo contemporaneamente il tasto play del plug.
Michela sussultò, una frustata non se la poteva immaginare così piacevole, sentiva già gli umori scendere dalle sue pareti intime.
Paolo era in preda ad un’enorme erezione, sentiva negli slip ardere un fuoco mai provato prima ed in quel momento, riarmò il braccio e colpì una seconda volta il gluteo destro della sua schiava, ogni coda del frustino si distingueva alla perfezione sulla pelle chiara della giovane donna, come tagli di Fontana nella tela, i segni rossi lasciati dal cuoio disegnavano passione e ardore sul corpo di Michela.
Paolo, si fermò incantato ad osservare la sua schiava ansimare dal piacere misto al dolore, spense il plug e prese una bottiglia di acqua fresca e aperto il tappo ne fece cadere qualche goccia sul gluteo bollente di Michela, la quale si sentì rinascere e pronta per una nuova frustata guardò il suo padrone e disse:” Pensavo di essere stata più cattiva padrone mio.”
Paolo neppure le rispose e con un colpo rapido e deciso colpì di nuovo quel corpo nudo ed eccitato della sua slave, gli umori sgorgavano dalle labbra chiuse di Michela come l’acqua scorre dal collo della bottiglia.
In quel momento la volontà di Paolo vacillò di nuovo, fece cadere la frusta e prima con la mano destra poi con la sinistra afferrò, con due sonore sculacciate, le natiche nude e segnate della giovane, le allargò, si inginocchiò e affondò il suo viso sul sesso grondante passione di Michela, la quale non controllava più le sue emozioni, il suo corpo tremava e gli umori erano come un fiume in piena sulla lingua di Paolo, il quale, avido di quel nettare non smetteva nemmeno per un secondo di leccare.
In quella posizione Paolo, sentiva premere il plug sulla sua fronte e nella sua mente crebbe la voglia di provare la sensazione di introdurre la sua erezione nel sesso di Michela con il plug acceso, Lei ormai esausta ed ansimante su quel letto di passione sentì che il suo master staccò la bocca e si alzò in piedi e lo ammirava mentre liberò il cazzo eretto dalla costrizione degli slip e Paolo, una volta acceso il plug, presentò il glande sul sesso bagnatissimo di lei, la quale, appena lo sentì lo volle e con un colpo si fece indietro e in un secondo il master fu dentro di lei.
Paolo in preda all'eccitazione, sia per il comportamento di Michela sia per quella vibrazione che lo stimolava, non era più in sé, rapidi movimenti dentro e fuori erano scanditi dall'ansimare dei due e dopo pochi attimi gemettero all'unisono, Michela si accasciò sulla pancia con il plug ancora vibrante e la verga pulsante di Paolo, e lui senza nemmeno estrarla si adagiò sulla schiena di lei, e sussurrandole all'orecchio:” Brava schiava, da oggi te, sarai solo mia” le girò delicatamente il viso e la baciò.

Paolo si alzò per primo da quel giaciglio di perdizione e tenendole la mano fece alzare  Michela, la quale però stanca e provata riusciva a stento a stare in piedi, il master la prese in braccio la portò in bagno la fece sedere sul bidet e aprì la doccia, una volta che l’acqua raggiunse la temperatura, Paolo invitò la giovane slave ad entrare in doccia e seguendola, iniziò a ripulire dal sangue e dagli umori, quell'opera d’arte di nome Michela.

mercoledì 19 giugno 2019

Capitolo 2 – LA STANZA -


Capitolo 2 – LA STANZA -

Entrambi rimasero distesi su quel letto per qualche instante, erano soddisfatti ma non completamente appagati dalla situazione, Paolo si alzò per primo ed invitò Michela a fare lo stesso, la guardò intensamente negli occhi profondi e le disse:” vai in bagno sciogli i capelli e indossa quello che troverai di là”.
Mentre lei era in bagno ad eseguire quel semplice ordine, Paolo la attendeva completamente nudo appoggiato al muro del bagno, in modo da prenderla alle spalle, la aspettava impaziente dopo aver acceso le candele a fianco a letto chiuso la serranda in modo non far filtrare tanta luce. In mano teneva quel pacchetto regalo da far scartare alla +sua schiava e dentro di sé, immaginava già tutto quello che fare da lì all’ora di cena.
In quel momento Michela uscì dal bagno era vestita di una vestaglia bianca, i capelli sciolti sulle spalle e quel viso angelico, la facevano sembrare una vergine che si apprestava ad assaporare per la prima volta il caldo e turgido membro maschile, in quella stanza poco illuminata cercava con lo sguardo Paolo che non si fece attendere le arrivò da dietro la spogliò e con una mano la afferrò per il ventre, con l’altra le porse il regalo e con voce fioca, sensuale ma molto decisa le disse:” aprilo questo è per te”.
Michela aprì lentamente il pacco regalo e iniziò ad eccitarsi alla vista di quel bellissimo oggetto fallico che era all'interno della scatola, era un plug anale di quelli comandati a distanza, presa dall'eccitazione si fece indietro per sentire il sesso di Paolo eretto e forte, ma lui la bloccò non la fece arretrare, la bendò e prese quel gioco erotico in mano lo lubrificò con gli umori ancora forti di Michela, lo avvicinò e lo inserì tra i glutei morbidi e distesi della sua bella schiava.
Inserito quel gioco di passione, Michela sentiva crescere in se il desiderio di ricevere dal suo padrone il premio principale ma sapeva benissimo che ancora non era ora, Paolo allora la fece avanzare fino a letto e una volta girata verso di lui la fece distendere, su quel lenzuolo c’erano ancora adagiate le rose rosse le quali con le loro spine ferivano leggermente la schiena di Michela e Paolo per placare quel piccolo dolore di lei accendeva la vibrazione del plug, ma più il gioco vibrava, più Michela era in balia del godimento e più si muoveva più le rose disegnavano sulla sua schiena un quadro di dolore e godimento.
Paolo allora la fece alzare leggermente sfilò le rose, e la fece riadagiare sul letto, la prese per i polsi e li chiuse in quei due bei braccialetti che erano ben saldi alla sponda del letto, Michela era in balia del suo padrone, il plug anale la portava a toccare vette di eccitamento sempre più alte e Paolo comandava quel gioco di perdizione con abilità e passione.
Prese una di quelle candele alla vaniglia che aveva acceso, mentre Michela era in bagno, l’avvicinò al viso di lei per farle sentire il calore e posizionata a circa 30 centimetri di altezza dal seno di lei ne fece cadere qualche goccia sul capezzolo duro e turgido di lei, Michela ebbe un tremore così forte da interrompere leggermente l’eccitazione che era cresciuta in lei ma proprio in quel momento il plug riprese a vibrare riportandola al settimo cielo.
Paolo girava intorno quel letto alternando il calore della cera bollente sul corpo nudo di Michela alla vibrazione del plug, lei, in quel momento, era in preda all'eccitazione più forte che avesse mai vissuto, un mix di dolore, piacere, voglia di sentirsi di nuovo il membro di Paolo in bocca e poi sentirlo tutto nella sua intimità, ma il suo padrone sembrava più concentrato nella preparazione di quel momento.
Anche Paolo era in balia dell'eccitazione vedendo il corpo nudo di Michela muoversi e sentirla godere così tanto, lo faceva sentire un Dio, in quel momento decise che era il momento giusto per premiare la sua schiava, appoggiò la candela sul comodino, si mise a cavalcioni sul ventre di lei le scoprì gli occhi, e le fece trovare a portata di bocca quel pene che tanto desiderava, accese la vibrazione e Michela come una devota davanti l’ostia aprì la bocca e tirò fuori la lingua pronta per ricevere quel corpo di perdizione e piacere.
Paolo non si fece più pregare, scopava quella bocca come se fosse un intimo fiore fino in profondità, Michela con le lacrime agli occhi da quanto si sentiva soffocare accoglieva con piacere e devozione quel premio che tanto desiderava e mentre quel carnoso membro le riempiva la bocca, il plug dentro al suo corpo vibrava e la spingeva a godere sempre più non c’erano più freni in nessuno dei due Padrone e Schiava erano una sola cosa ed insieme vennero in copioso orgasmo, Michela squirtò così forte da bagnare anche il pavimento, Paolo venne così tanto da riempire completamente il viso di lei con tuo il suo seme e l’amore che un master può dare alla sua slave.
Paolo, allora, spenta la vibrazione del plug, si alzò da Michela e si incamminò verso il bagno e preso un asciugamano e qualche salvietta umida si avvicinò al viso pieno di goduria di lei, la pulì con delicatezza facendola sentire la donna più importante che avesse mai avuto, le aprì le manette e la fece mettere in ginocchio sul letto con le mani appoggiate sulla testiera richiuse quei braccialetti di perdizione, prese quella piccola frusta che teneva nascosta sotto al letto e accarezzandole la schiena con quei laccetti di cuoio la portò sul viso di lei, per farle ammirare quanto saranno duri i prossimi 10 minuti di gioco.
Michela tremava già dal dolore al solo pensarci, ma aveva già in mente il momento in cui passare da quelle frustate a quando il suo padrone l’avrebbe premiata e così a pecora rimase immobile, in attesa di quel primo colpo di Paolo, che era li in piedi, eretto ed eccitato come non mai ai piedi del letto ammirando la sua devota schiava e premendo il tasto play della vibrazione portò le code della frusta accarezzando quel sedere nudo.

lunedì 4 marzo 2019

Un'attrazione virtuale

Era già da un po' che Michele e Sara parlavano, si erano conosciuti su Instagram, la passione per i tramonti sul mare e la fotografia li aveva uniti e le giornate lavorative, per entrambi, passavano più tranquille sapendo che , al tramonto, con la reflex in mano, lo smartphone avrebbe vibrato.
Entrambi sentivano dentro di loro una voglia di conoscere qualcosa di più di quel profilo virtuale e ben presto si trovarono a condividere passioni, segreti e problemi di tutti i giorni. Michele raccontava a Sara come fosse cambiata la sua vita sessuale con sua moglie, mentre Sara gli confessava tutte le mancanze del suo partner e mentre lei scriveva tutto ciò, lui nel suo animo sapeva di essere l'uomo che avrebbe potuto aiutarla a ritrovare la fiducia in sé stessa.
I due non si erano mai neanche visti, le uniche foto che si scambiavano erano quelle dei paesaggi meravigliosi delle proprie regioni così distanti ma dietro quello smartphone si sentivano così vicini.
Finalmente è mercoledì e come sempre Michele prendeva del tempo per sé e la sua passione. Armato di reflex e cavalletto si diresse verso la sua meta fotografica. Sara, dal canto suo, aspettava impaziente con lo smartphone in mano il momento in cui avesse ricevuto una notifica su instagram. I minuti passavano e Michele dopo i primi scatti decise che era il momento di mostrare il proprio lavoro alla sua collaboratrice, immortalò quel momento con lo smartphone e premette invia. L’iphone di Sara vibrò, una vibrazione così forte e così desiderata che riuscì a sentirla anche dentro al torace: era Michele. C’era la classica foto accompagnata da un bacio. Appena arrivata la aprì subito e rimase a bocca aperta, li senza parole, ammirava quella foto perché non c’era il solito paesaggio ma il volto sorridente del suo partner “virtuale”. Era li che scrutava ogni minimo dettaglio di quel volto, sempre immaginato, e ora li davanti ai suoi occhi lo vedeva ancora più affascinante di quello che si era disegnata nella mente.
Un altro messaggio la riportò in sé: c’era un emoticon con una faccina triste e la domanda se avesse sbagliato ad esporsi così chiedeva un impaurito Michele. Sara non sapeva cosa rispondere e fece l’unica cosa che le balenò in mente: si sistemò i capelli, scelse la giusta inquadratura e fece partire quel selfie che avrebbe cambiato ogni cosa. Michele, intanto, si distese sull’erba fresca e si godeva quello sguardo angelico di Sara. Mai si sarebbe immaginato una ragazza così bella in tutta quella semplicità. Iniziarono così un gioco di reciprochi complimenti, fin quando Michele non si lasciò sfuggire una parola che colpì nel più profondo Sara:” ECCITANTE”, si proprio così, Michele a quella vista era veramente eccitato e non voleva nasconderle questa sensazione che provava, in fin dei conti era una cosa positiva.
Sara arrossì, ma non sapeva più cosa scrivere quindi, ringraziò il tormentato Michele con lapidario GRAZIE e lo salutò con la scusa della cena. Lui non riusciva ancora a credere che aveva rovinato tutta quell’intesa e alchimia per una parola che sentiva dentro. Era passata già un’ora, entrambi avevano gli smartphone in mano desiderosi di un saluto, un’immagine, un emoticon ma nulla. Sara ripensava continuamente a quella parola che la faceva sentire speciale nonostante fosse struccata, pettinata dal vento. Michele l’aveva definita eccitante. A quel pensiero e, lunga nel suo letto, Sara mordeva ripetutamente il suo labbro inferiore e le cosce erano ben salde tra loro. Decise di prendere in mano la situazione e capire se veramente Michele la ritenesse valevole di quell’aggettivo. Era distesa sul letto solo in reggiseno e canottiera sistemò e mandò quella foto. Non passò nemmeno 1 secondo che Michele l’aveva già aperta e il suo cuore iniziò a pompare sangue in tutto il corpo, il respiro più corto. Capì di non aver rovinato nulla ma bensì di aver innescato la miccia di un gioco tanto pericoloso quanto eccitante. 
Guardava quella foto insistentemente e prese la decisione di rispondere nel modo che sentiva. Prese il telefono, aprì la fotocamera e le mandò il video della lingua che scorreva sul suo labbro superiore con una frase:” Quanta invidia per il tuo ragazzo che può passare la sua lingua sulla tua bocca, io devo accontentarmi del mio labbro”. A quella vista e a quelle frasi il corpo di Sara reagì immediatamente, le cosce sfregavano tra loro, la mano libera dallo smartphone accarezzava il suo ventre piatto scoprendolo e fu così che immortalò quel momento carico di sesso e lo inviò a Michele. Lui era ancora su quella collina con la reflex davanti e la mano che accarezzava il membro ormai duro e voglioso;  vedere Sara così disinibita per lui lo stava facendo impazzire dal piacere, ma non voleva rovinare tutto quello che stava nascendo. Prese la torcia, si sollevò la t-shirt, e scattò una foto al suo addome muscoloso e allenato dalla palestra. Inviò la foto con scritto: “Quanto vorrei sentire la tua mano delicata scivolare sul mio di ventre mentre ti accarezzo i capelli.”
A quella vista Sara impazzì di piacere e gioia, si alzò, tolse la canottiera e il reggiseno fece scivolare un po' in basso i pantaloni del pigiama e scattò allo specchio una foto della sua schiena nuda e del perizoma in vista. Inviandola scrisse per provocarlo: “Magari la tua mano potrebbe esplorare anche qualcosa di meno innocente dei miei capelli” e si ristese a letto.
A quella vista Michele raccolse tutto il coraggio e la voglia che aveva dentro di sé, tirò via i pantaloni e la t-shirt. Rimase su quella collina isolata in soli slip, con una voglia di possedere Sara che cresceva sempre di più. Immortalò quel momento, nella foto si notava perfettamente il fisico atletico di Michele e il sesso marmoreo che faceva capolino dall’elastico dello slip, la inviò così senza nemmeno una fantasia scritta.
Sara, alla vista di quel ragazzo così in slip ed eccitato per lei, non riusciva a contenere il suo piacere; aveva già tolto il pezzo sotto del pigiama e la mano libera accarezzava le labbra umide del proprio sesso con gli occhi chiusi immaginando sopra di lei Michele, ma la vibrazione del telefono la riportò in sé, era proprio li che la stava videochiamando. Sara senza pensarci rispose immediatamente:  c’era Michele in piedi davanti al telefono che la guardava, aveva appoggiato il telefono sul cavalletto della reflex, Sara allora fece lo stesso sul comodino. Presi dalla passione e dal momento neanche una parola riuscì ad uscire da quelle bocche, ansimavano dal piacere insieme e si sfilarono l’ultimo indumento che avevano addosso. Lui con il suo membro eretto nella sua mano destra, lei nuda e vogliosa con la mano tra le cosce. Fissando quei due schermi iniziarono una lenta e sensuale masturbazione, la voglia cresceva in entrambi ed il ritmo si fece frenetico. Entrambi facevano fatica a tenere gli occhi aperti da quanto stavano godendo ma Sara non voleva perdersi il momento in cui Michele le regalasse il suo seme, che non si fece attendere, dopo pochi attimi Michele con il fiato corto riuscì a pronunciare solamente il nome di lei e venne con talmente tanta energia che sporcò il suo smartphone. A quella vista la bella Sara non riuscì più a contenere il piacere cresciuto in lei e con un piccolo urlo venne. Entrambi erano stremati ed estremamente soddisfatti di quanto accaduto. Ripresero insieme lo smartphone, si guardarono a lungo negli occhi e dopo un sorriso, Michele la salutò lanciandole un bacio e dicendogli:” È stato il momento più magico che io abbia vissuto, sei una donna speciale Sara e se ti far stare bene vorrei continuare il nostro rapporto come è iniziato.” Sara ancora non riusciva a credere di poter piacere così tanto ad un uomo e fece solamente si con il capo ed il sorriso in bocca, spense il telefono e si coricò nel letto nuda e soddisfatta.
Michele si rivestì, ripulì la sua attrezzatura ed ancora incredulo e soddisfatto di quanto accaduto ritornò a casa, con la voglia che arrivi di nuovo Mercoledì.

Capitolo 1 - IL PRANZO -


Era già da un po’ che i due parlavano, il suo modo di fare educato e sensuale la facevano vibrare al solo saluto. I lori discorsi erano iniziati così, come se nulla fosse, parlando di fotografia. Lei bellissima, sensuale e provocante lui semplice, carino ma molto intrigante. Rapidamente i discorsi tra i due cambiarono di stile, la fotografia era solo la scusa per scoprire segreti della propria intimità. Ben presto si ritrovarono presi dalla passione di quei discorsi innocenti ma pieni di sesso.

I loro corpi anche solo dietro ad un semplice ciao, mandavano segnali forti alla mente e al cuore tali da farlo battere più velocemente, così dopo i tanti momenti intimi fatti di frasi e immagini i due decisero di incontrarsi, rischiando di rovinare le loro vite, ma andava fatto, la passione ormai era troppa, sentivano entrambi il bisogno che le mani si sfiorassero, le lingue incrociarsi e i loro copri intrecciarsi in un letto da disfare.

Decisero di trovarsi sui trabucchi di Vasto, era la classica giornata primaverile dove il sole bacia il viso ma non ci si può scoprire troppo. Lei bellissima e sensuale come in tutti i pensieri di lui, vestitino leggero a fiori fino al ginocchio, delle calze per velare leggermente le gambe e i capelli sciolti sulle spalle. Lui intrigante come lei se lo era immaginato: pantalone di lino chiaro, sotto una camicia chiara e una giacca blu, in mano quella rosa e la reflex per farsi riconoscere. I loro cuori tremavano di voglia ma la giornata era lunga per sciuparla subito nella pensione che avevano scelto; lui aveva preparato una sorpresa per lei, un pranzo romantico vista mare. Appena seduti al tavolo le loro mani si sono incontrate e i lori occhi incrociati erano pieni di ardore. Allora lei fa valere il suo animo diabolico e  toglie la sua ballerina; con la calza sale la gamba di lui fino ad arrivarne al centro e scoprire che la sensazione che aveva lei nel perizoma umido, era specchiata nella rigidità del membro di lui tra gli slip.

Lui stava impazzendo dal piacere in quella posizione, ma doveva riprendere in mano il controllo della situazione e dimostrarsi il padrone che voleva essere. Fece l’unica cosa che gli venne in mente per fermare la passione di lei, chiamò il cameriere. A quel segno gli occhi di lei, compreso il piede, si abbassarono prese dall’imbarazzo, ma quando i primi incrociarono di nuovo quelli del partner, così sicuri e profondi, capì che il gioco non era né finito, né spento ma solamente posticipato.

Ricomposti gli animi, il pranzo continuò tranquillo, lei era estasiata da quel panorama e dal modo di fare calmo e pacato di lui, così educato e sicuro ma anche molto romantico. Lui dal canto suo cercava di nascondere l’emozione che la situazione stava creando, era inebriato dal profumo La Vie est belle di lei. Era una fragranza che conosceva bene l’aveva annusata e in varie profumerie ma sentirla provenire dalla sua pelle era tutt'altra cosa. Era in balia della bellezza di lei, rubava qualche scatto da bravo fotografo immortalando quei momenti così carichi di passione e desiderio.

Il pranzo volgeva al termine e lui dopo aver pagato, volle approfittare della dolce brezza marina, la quale faceva ondeggiare i capelli di lei e disegnava nel mare un magnifico sfondo fotografico. Iniziarono a passeggiare in riva al mare quando lui si fermò improvvisamente. Lei non se ne accorse nemmeno e continuò a camminare per un altro paio di passi fin quando si girò, in quel momento l’obbiettivo della Reflex si chiuse e come una scintilla fece scoppiare un incendio nell'animo di lui.

La prese per mano e partirono alla volta della pensioncina, quel nido di perversione e passione che avevano scelto insieme, ma lei non sapeva che lui fosse già passato ad addobbare la camera.

Appena entrati lei notò subito scintillare dalla testiera in ferro battuto del letto, come due bracciali, due manette. Sul comodino c’erano delle candele pronte per essere accese, sulla sedia un pacchetto chiuso a mo’ di regalo e sul letto 3 rose rosse con ancora le spine ad attenderla.

Lei era attonita, stupita ma non intimorita, sentiva il fiato di lui sul suo collo e nelle orecchie si sentii sussurrare: “ È ora che ti leghi i capelli, a tavola sei stata un po’ troppo cattiva”. Lei si girò e vide lo sguardo severo di lui; non poté nulla, se non obbedire. 
Lui la fissava legarsi quei capelli magnifici, desiderava possederla, ma in cuor suo sapeva che lei voleva essere comandata e guidata. 

Raccolse le sue forze e appoggiando la sua mano forte e decisa sulla spalla di lei la fece inginocchiare, non ci volle nulla per far capire a lei che per prima cosa dovesse pulire l’intimo ancora umido dal suo gioco di piede al tavolo, lei non se lo fece dir due volte. Gli abbassò i pantaloni e si mise a pulire con la mano quelle goccioline che si erano depositate sullo slip di lui portandosele sulle labbra. Finito, stava per rialzarsi ma lui la bloccò e con un secco:”Devi finire quello che hai iniziato a tavola”, la lasciò li. Lei non se lo fece ripetere, era già pazza del suo padrone, nel suo intimo grondava umori difficilmente tenuti dentro dal perizoma e dalle calze, abbassò rapidamente lo slip e così, se lo ritrovò davanti, quel membro così turgido, bagnato e pronto ad esplodere per lei, sicuramente non il più lungo o il più largo che avesse visto ma in cuor suo sapeva che sarebbe stato quello che l’avrebbe portata in paradiso più degli altri che lo avevano preceduto.

Lo prese in bocca con avidità, le sue mani erano ben salde ai glutei atletici di lui, ella voleva assaporare ogni singolo centimetro del corpo del suo padrone, ma ora doveva obbedire. Intanto lui era in estasi per la maestria che la sua schiava stava dimostrando. Le afferrò la testa e poco dopo un’ondata di sperma riempì la bocca di lei.

Lui ansimava dal piacere. Dalle calze di lei una piccola discesa di umori era arrivata al pavimento. Lui riprese fiato e la tirò su tenendola ancora per la testa, si accorse, così, che ancora doveva inghiottire; non si fece scappar via l’occasione di baciarla senza darle il tempo di farlo e per ringraziarla del trattamento appoggiò una mano sulle calze fradice di lei e tenendola così la portò sul letto.

Lei sapeva che, in quella posizione, con lo sperma e la lingua del suo padrone in bocca, sarebbe durata poco. Appena la sua schiena toccò il lenzuolo allargò le gambe così che le calze e il perizoma entrarono nella fica e, dopo solo pochi strofinamenti sul clitoride turgido, dovette staccarsi dalla bocca del padrone ed inghiottito il succo del peccato cacciò un urlo di piacere che fece inorgoglire il suo padrone.