Michela, devota
schiava, aspettava a pecora quel colpo, che Paolo, padrone e amante premuroso,
non riusciva a sferrare.
Michela nell'attesa girò leggermente la testa per cercare di capire cosa stesse facendo il suo
master in quei momenti che sembravano eterni, notò subito lo sguardo basso e
titubante del suo padrone.
Allora fece l’unica
cosa che le venne in mente e provocò il suo master:” Padrone, sono stata
cattiva, non merito la tua pietà.” A queste parole lo sguardo di Paolo si fece
deciso sollevò il braccio sopra la sua nuca e sferrò la prima frustata premendo
contemporaneamente il tasto play del plug.
Michela sussultò, una
frustata non se la poteva immaginare così piacevole, sentiva già gli umori
scendere dalle sue pareti intime.
Paolo era in preda ad
un’enorme erezione, sentiva negli slip ardere un fuoco mai provato prima ed in
quel momento, riarmò il braccio e colpì una seconda volta il gluteo destro
della sua schiava, ogni coda del frustino si distingueva alla perfezione sulla
pelle chiara della giovane donna, come tagli di Fontana nella tela, i segni
rossi lasciati dal cuoio disegnavano passione e ardore sul corpo di Michela.
Paolo, si fermò
incantato ad osservare la sua schiava ansimare dal piacere misto al dolore,
spense il plug e prese una bottiglia di acqua fresca e aperto il tappo ne fece
cadere qualche goccia sul gluteo bollente di Michela, la quale si sentì
rinascere e pronta per una nuova frustata guardò il suo padrone e disse:”
Pensavo di essere stata più cattiva padrone mio.”
Paolo neppure le
rispose e con un colpo rapido e deciso colpì di nuovo quel corpo nudo ed
eccitato della sua slave, gli umori sgorgavano dalle labbra chiuse di Michela
come l’acqua scorre dal collo della bottiglia.
In quel momento la
volontà di Paolo vacillò di nuovo, fece cadere la frusta e prima con la mano
destra poi con la sinistra afferrò, con due sonore sculacciate, le natiche nude
e segnate della giovane, le allargò, si inginocchiò e affondò il suo viso sul sesso
grondante passione di Michela, la quale non controllava più le sue emozioni, il
suo corpo tremava e gli umori erano come un fiume in piena sulla lingua di
Paolo, il quale, avido di quel nettare non smetteva nemmeno per un secondo di
leccare.
In quella posizione
Paolo, sentiva premere il plug sulla sua fronte e nella sua mente crebbe la
voglia di provare la sensazione di introdurre la sua erezione nel sesso di
Michela con il plug acceso, Lei ormai esausta ed ansimante su quel letto di
passione sentì che il suo master staccò la bocca e si alzò in piedi e lo
ammirava mentre liberò il cazzo eretto dalla costrizione degli slip e Paolo,
una volta acceso il plug, presentò il glande sul sesso bagnatissimo di lei, la
quale, appena lo sentì lo volle e con un colpo si fece indietro e in un secondo
il master fu dentro di lei.
Paolo in preda all'eccitazione, sia per il comportamento di Michela sia per quella vibrazione
che lo stimolava, non era più in sé, rapidi movimenti dentro e fuori erano
scanditi dall'ansimare dei due e dopo pochi attimi gemettero all'unisono,
Michela si accasciò sulla pancia con il plug ancora vibrante e la verga
pulsante di Paolo, e lui senza nemmeno estrarla si adagiò sulla schiena di lei,
e sussurrandole all'orecchio:” Brava schiava, da oggi te, sarai solo mia” le
girò delicatamente il viso e la baciò.
Paolo si alzò per
primo da quel giaciglio di perdizione e tenendole la mano fece alzare Michela, la quale però stanca e provata
riusciva a stento a stare in piedi, il master la prese in braccio la portò in
bagno la fece sedere sul bidet e aprì la doccia, una volta che l’acqua
raggiunse la temperatura, Paolo invitò la giovane slave ad entrare in doccia e
seguendola, iniziò a ripulire dal sangue e dagli umori, quell'opera d’arte di
nome Michela.